I DCA sono una patologia complessa e se non si sceglie la terapia corretta il rischio è quello di collezionare molti fallimenti terapeutici che creano sconforto, fanno sentire ancora più sbagliato e inadeguato il soggetto, nonché portano a ricadute e cronicizzazione del DCA.
Esistono diversi approcci psicoterapeutici ai DCA, la terapia Cognitivo Comportamentale (CBT-E) oggi risulta essere la prima scelta, come evidenziato dalle linee guida NICE* 2017 e dai Quaderni** del Ministero della Salute. Gli studi si riferiscono agli adulti, tuttavia la terapia Cognitivo comportamentale costituisce un’ottima alternativa alla terapia basata sulla famiglia anche per gli adolescenti.
La CBT-E è riconosciuta come prima scelta nel trattamento dei DCA nell’adulto e come ottima alternativa alla terapia basata sulla famiglia negli adolescenti. La CBT-E è una terapia trasdiagnostica.
Ma in cosa consiste la terapia cognitivo comportamentale dei DCA?
Questo metodo analizza i processi cognitivi e i comportamenti implicati nel mantenimento della patologia, ha inoltre la caratteristica di essere trasdiagnostico, ovvero può essere applicato con minime modifiche a ognuno dei disturbi dell’alimentazione.
La teoria alla base di questo metodo si fonda sul concetto che l’eccessiva valutazione del peso, della forma del corpo e del controllo dell’alimentazione sia il nucleo psicopatologico centrale dei DCA.
Mentre generalmente le persone non affette da DCA si valutano in base alla percezione di loro stessi in più aspetti della loro vita, per esempio relazioni interpersonali, prestazione scolastica o lavorativa, performance sportiva, abilità di vario tipo come quelle intellettuali o genitoriali, chi soffre di un disturbo alimentare si giudica in modo esclusivo o predominante in base al controllo che riesce a esercitare sul peso, sulla forma del corpo, sull’alimentazione. Tutte le altre caratteristiche cliniche di queste patologie derivano più o meno direttamente da questo concetto fondamentale.
L’unico comportamento non direttamente legato all’eccessiva valutazione del peso, della forma del corpo e del controllo dell’alimentazione è l’abbuffata. Questa è presente solo in un sottogruppo di persone e sembra essere la conseguenza del tentativo di restringere in modo ferreo l’alimentazione o, in alcuni casi, di modulare eventi e emozioni.
La terapia cognitivo comportamentale dei DCA ha 3 possibili livelli di cura: ambulatoriale, intensivo e in regime di ricovero a seconda della gravità del quadro.
Vediamo cosa prevede il primo livello.
La terapia ambulatoriale viene somministrata da un unico terapeuta (medico o psicoterapeuta) o da un’ equipe non eclettica (tutti devono parlare la “stessa lingua”) costituita da medico, dietista/nutrizionista e psicoterapeuta. Durante questo percorso vengono utilizzate in sequenza strategie e procedure per affrontare la psicopatologia del paziente in modo personalizzato. Il terapeuta e il paziente lavorano quindi come una squadra: il paziente ha un ruolo attivo e deve considerare la terapia come una priorità. Particolarità di questo livello è che il paziente non viene forzato a fare nulla che lui stesso non abbia deciso di fare.
La durata del trattamento è variabile e dipende dal fatto che il paziente sia sottopeso o normopeso, in questo caso gli incontri andranno dai 20 ai 40. Le sedute sono più frequenti nel primo mese di terapia e andranno via via diradandosi.
La sequenza terapeutica prevede:
- fase preliminare: inquadrare il problema (2-3 sedute a cadenza variabile)
- fase uno: comprendere il DCA e cosa lo mantiene, si inizia ad applicare qualche procedura (sedute dalla 0 alla 7, due a settimana)
- fase due: revisione dei progressi ottenuti (sedute 8 e 9, una a settimana)
- fase tre: lavoro sui meccanismi che mantengono il DCA (sedute dalla 10 alla 17 a cadenza settimanale nel normopeso, sedute dalla 10 fino al raggiungimento del normopeso nel sottopeso, due a settimana)
- fase quattro: consolidamento delle strategie per minimizzare il rischio ricaduta (ultime 3 sedute)
Seguiranno poi, a distanza di qualche settimana, degli incontri di controllo.
La mancanza di risposta al percorso ambulatoriale o l’evidente gravità del quadro medico al primo incontro possono far decidere per i livelli di cura superiori.
* NICE (National Institute for Health and Care Excellence): istituto indipendente che fa capo al Ministero della Salute del Regno Unito, è responsabile dell’elaborazione di linee guida per la promozione della salute, la prevenzione e il trattamento delle patologie.
** Quaderni del Ministero della salute: linee di indirizzo nazionale per la riabilitazione nutrizionale dei DCA (settembre 2017).